Programma 2023/24

Difficile definire con un’unica parola il tema di quest’anno, difficile definirlo se non per sottrazione, cercando di spiegare quello che non è, quello che non vogliamo essere.  Per sceglierlo siamo partiti da due punti fermi. Il primo è stata l’attualità che ci pone temi rispetto ai quali non è consentito distogliere lo sguardo e distrarci con facili diversivi: gli orrori, la guerra, il dolore, la violenza sui più deboli.  Essi richiedono attenzione e consapevolezza. Assistiamo oggi ad un vero e proprio inferno dei viventi che ci lascia atterriti e senza parole. Come non ignorarlo senza abbatterci e soprattutto come affrontarlo?

E qui ci sono venute in soccorso le letture dello scorso anno, e in particolare una, che ha fatto da linea guida per tutte le altre: Le città invisibili di Italo Calvino.  In chiusura del libro troviamo la frase illuminante che ci indica la chiave per affrontare questo nuovo ciclo di letture:

Cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e dargli spazio, e farlo durare”

Quello che non è inferno sono tante cose diverse, la bellezza il coraggio di resistere e non cedere al degrado che ci circonda, la ricerca di una leva da cui ripartire, perché, come dice Bukowski in un verso della sua poesia Il cuore che ride:

“Da qualche parte c’è luce, forse non sarà una gran luce, ma la vince sulle tenebre” 

I libri scelti quest’anno, dopo una complessa procedura di selezione e scrematura parlano tutti di resilienza, di ricerca della bellezza e della verità, di personaggi che non si lasciano abbattere dall’inferno del quotidiano e, nell’eterno movimento della vita, resistono e ricominciano. Perché, per dirla ancora con Bukowski, che di traversie ne ha avute parecchie: “La vita è la tua vita., e non lasciare che le batoste la sbattano nella cantina dell’arrendevolezza”. 

G.Z.

Le storie sono luci nell’oscuro cammino dell’Umanità


Uno dei più influenti intellettuali dei nostri tempi (Yuval Noah Harari, storico, filosofo, antropologo 1 ), ci spiega in modo illuminante il motivo dell’ enorme successo (forse eccessivo, per l’ impatto esplosivo sull’ equilibrio del pianeta) della specie umana Homo sapiens rispetto ad ogni altro vivente sulla Terra. Come ha potuto una piccola scimmia “senza qualità” diventare il più implacabile predatore – il “padrone” – del mondo? Quella di Harari è una ricostruzione rigorosa e imponente ma, soprattutto, è un ragionamento che va seguito e reso conscio a tutti, non solo a scienziati e studiosi ma proprio a tutti gli esseri umani perché ciascuno conosca la nostra storia, le radici da cui si proviene. Per sentirci, così, pieni di orgoglio, certo, ma anche per poter affrontare l’ insita vergogna che accompagna il nostro processo evolutivo: il peccato e la gloria. Tra i più meritevoli ad esserne edotti (ma anche tra che coloro che sono maggiormente artefici di questo lungo, superbo cammino) ci sono …i lettori! Ebbene sì, i lettori, quelli che amano le storie, i racconti, i voli della fantasia. Quelli che immaginano realtà parallele, si lasciano trasportare dalle emozioni delle vicende umane. E, insieme ai lettori, certamente gli scrittori; quelli che creano personaggi, intrecci, situazioni inesistenti, possibili o probabili ma che, in qualche angolo di mondo, non possono non essere successe. Lettori, scrittori, creatori di storie, diffusori di miti, tutti coloro insomma che subiscono la fascinazione di dèi che non esistono, di eroi forti ma eterei, di donne fatali e insieme evanescenti perché vivono “nel vapore dei sospiri”: i personaggi. Entità inesistenti che tuttavia vengono credute, seguite, obbedite come persone da migliaia di altre persone. Soggetti che non respirano eppure contano, insegnano, amano, soffrono, creano e …distruggono; esseri che riteniamo più che reali, li ascoltiamo, ci colorano la vita o ci irritano, ci aiutano a superare difficoltà, ci insegnano a resistere convincendoci che …“ da qualche parte c’è luce”. Harari spiega che la capacità di condividere la fantasia e i miti, sorta come una grande “rivoluzione cognitiva” del pensiero, parallela a quella neolitica del fare, è l’abilità distintiva di Homo sapiens, quella che ha permesso a milioni di individui contemporaneamente di collaborare per obiettivi, destini, sogni comuni; magnifiche o terribili imprese ispirate e raccontate da proiezioni generate dal pensiero e mai incontrate nella realtà. Molte specie di animali sono collaborative e attuano strategie di insieme che moltiplicano l’efficienza del loro agire, proprio come noi. Le leonesse cacciano in gruppo, i castori cooperano nel rallentare le acque, le rondini migrano a migliaia in stormi coesi per non dire degli insetti sociali che raccolgono, coltivano, curano la prole, proteggono la società e il suo ordine. Ma nessuna specie lo fa sotto l’impulso di un racconto condiviso che definisce una cultura, un mito che accumuna, una religione. Harari traccia la linea che collega ragione e sentimento, scienza ed emozione e spiega perché siamo diventati inarrestabili: perché crediamo fermamente nella fantasia. G.R.

1 Yuval N. Harari: Sapiens Da animali a déi – Breve storia dell’Umanità; Bompiani, 2019
Yuval N. Harari: Homo Deus – Breve storia del Futuro; Bompiani 2015
Yuval N. Harari: Noi inarrestabili – come ci siamo presi il mondo, Bompiani 2022

23 ottobre – Giornata Rodari

26 ottobre – Bernardine Evaristo: Ragazza, Donna, altro

16 novembre – Lettura ad alta voce da: Le città invisibili di Italo Calvino

30 novembre – Nguyen Phan Que Mai : Quando le montagne cantano

19 dicembre – Audur Ava Olafsdottir: Hotel silence

18 gennaio – Laurent Mauvignier: Continuare

29 febbraio – Goliarda Sapienza: L’arte della gioia

19 marzo – John Fante: Aspetta primavera, Bandini

18 aprile – Jonathan Safran Foer: Ogni cosa è illuminata

30 maggio – Melania Mazzucco: Vita